Fatta colazione, rimaniamo in attesa che il meccanico ci dia news della moto. Oggi sarà una giornata complessa, quindi prima partiamo meglio è. Arriva la PF che accompagna Stefano, Marco e Norbert all’officina; gli altri si portano al parcheggio dove ci sono tutti i nostri mezzi; vediamo che ora si farà.
Verso le 11 arriva Stefano a cavallo della Transalp; come prima impressione pare che la moto vada, ma bisognerà fare km prima di avere certezze. Il meccanico ha pulito ancora il carburatore, ma in più a sostituito i getti con altri più piccoli: secondo lui passava troppa benzina.
Ci mettiamo su strada e fatichiamo per uscire dal centro, intasato e pieno di semafori. Per giungere al confine percorriamo circa 240 km tra uno scenario completamente arido. La strada è meravigliosa e, quando ad un certo punto superiamo un picco, ci si apre davanti una vallata degna di uno scenario tibetano: un’area immensa avanti a noi, così grande che non riusciamo a vederne la fine. L’orizzonte si confonde con il cielo, è una meraviglia. La Transalp sembra andare bene e per fortuna anche la K va. Per non affaticarle cerchiamo di mantenere una velocità non troppo elevata e tutto funziona.
Le staffette si avvicendano fino al confine con gli USA, ci siamo. La prima procedura in dogana sarà quella di riprendere i soldi lasciati in cauzione all’ingresso in Messico: ognuno di noi aveva pagato dai 300 ai 400 euro a garanzia per il proprio mezzo. Subito dopo timbriamo il passaporto all’immigrazione ed il gioco è fatto. Ora saliamo sul ponte che divide i due stati e ci mettiamo pazienti in fila. La dogana degli Stati Uniti ha molti corridoi di acceso, ma le auto in fila sono centinaia. Per non far scaldare troppo le nostre moto spegniamo i motori e procediamo a spinta. Il caldo ora è asfissiante, ma non abbiamo alternativa. Entra per primo Stefano con Deborah, poi io e via via tutti gli altri. Il controllo di sicurezza è veloce: il poliziotto da un rapido sguardo dentro le valigie della mia moto e dopo aver verificato il passaporto applica uno sticker sul parabrezza e ci avvia al controllo immigrazione. Qui dobbiamo solo comunicare l’indirizzo dove pernotteremo, pagare sei dollari e siamo fuori. Le moto sono parcheggiate nell’area dove vengono controllate le autovetture e proprio vicino le nostre moto c’è un fuoristrada con targa messicana con tutte e quattro le gomme tagliate: il conducente era un corriere dei narcos e l’interno dei pneumatici nascondeva una grande quantità di droga scoperta dal fiuto infallibile dei cani poliziotto.
All’uscita della frontiera siamo accolti da un motociclista della locale polizia e dal segretario del procuratore distrettuale. La prima cosa da fare prima di mettersi in marcia sono le assicurazioni, ma nei due uffici preposti in frontiera ci viene negata in quanto stipulano solo a mezzi americani e messicani. Questo è un altro bel problema: l’assicurazione negli Usa è fortemente raccomandata; i siti che abbiamo consultato prima della partenza, e quello stesso della Farnesina, indicano l’opportunità di potersi assicurare in frontiera ma qui non è possibile, ed ora? L’assistente del PD ci consiglia di muoverci comunque e rinviare la soluzione del problema a domani; dobbiamo percorrere ancora molti km e già sta facendo buio. Così seguiamo il suo consiglio e prendiamo la freeway direzione est; questa sera saremo infatti ospiti a Waring, piccola frazione nei pressi di San Antonio.
Facciamo una sosta benzina, ed anche qui abbiamo il solito problema con le carte di credito, che a volte passano, altre no e quando è no bisogna pagare in contanti. Il prezzo della benzina qui è ridicolo, l’acqua da bere costa 3 volte di più.
Mancano 150 km a fine tappa quando ci incontriamo con il presidente dei Blue Nights del Texas, conosciuto tramite la polizia dello Stato e che ci guiderà fino a Waring dove saremo ospiti del Fire Departement della Contea. Inizia però a piovere. Una pioggia ininterrotta che ci accompagnerà fino a destinazione. Waring è poco più che un villaggio a nord di San Antonio e troviamo ad accoglierci il capo dei vigili del fuoco, Mr. Paolilli (il cognome non mi sembra proprio americano di origine) con alcuni suoi colleghi e famiglie. È una grande festa di sorrisi ed abbracci, proprio ciò che ci voleva dopo una giornata così pesante. Gli ospiti hanno anche preparato un abbondante buffet che nonostante l’orario, sono le 24 circa, onoriamo abbondantemente.
La sistemazione per la notte sarà di tipo spartano, avremo a disposizione due grandi stanze su cui ci sistemeremo con sacchi a pelo e materassini. Abbiamo a disposizione due bagni….che volere di più??