Alle 7 già fervono i preparativi. Ci sono da sistemare moltissime cose ancora.
Il caldo è già insopportabile e bastano pochi minuti per essere fradici di sudore come la sera prima. L’ambasciatore italiano ci aveva chiesto durante l’ultimo incontro la possibilità di far partire il tour 2016 di MfP dalla sua residenza, invito a cui abbiamo aderito con grande gioia. Per raggiungere la sua abitazione impieghiamo circa due ore, tra il traffico impazzito e le bizze della moto di Glauco, la sua vecchia Africa Twin. Ma sembra ci siano problemi anche per i due Daily, cosa sta succedendo?
Giungiamo intanto alla residenza: l’ambasciatore e consorte ci attendono con un “vero caffè italiano” e croissant di tutti i tipi. Ma abbiamo anche un problemino con Marco, non sta molto bene, deve avere preso un colpo di calore e sta in piedi a fatica.
Ci riposiamo più di un ora cercando di recuperare le forze, credetemi il caldo è mostruoso.
Ci congediamo dopo alcune foto di rito, abbiamo i tempi serrati ci attende ora il capo della polizia nazionale. Marco lascia la guida ad Alessandro, meglio non farlo guidare almeno per il momento.
Il trasferimento al comando centrale di polizia non richiede molto tempo, ma durante il tragitto accade l’imprevedibile, la moto di Marco accusa un guasto e si capisce subito che non sarà roba da poco.
Il comando di polizia è nei pressi del porto di Balboa a due passi dal nostro hotel dove abbiamo soggiornato. Entriamo nel grande piazzale e parcheggiamo all’ingresso della struttura principale. Ci accoglie il Comandante Pinzon, che avevamo già avuto occasione di incontrare presso la residenza del nostro ambasciatore.
A Pinzon doniamo la prima targa ricordo di questa nuova missione, un dono che dimostra di apprezzare moltissimo e ricambia con numerosi gadget polizia ed una magnifico crest della Polizia Nazionale.
Terminata la visita ci dedichiamo alla moto di Marco: si prova a smontare il cilindro sinistro che non funziona e dopo ore di prove e l’intervento di un meccanico BMW scopriamo una valvola della testa è spezzata. È la fine. Non ci giriamo troppo intorno, la riparazione qui a Panama è utopia (otto giorni per ricevere il ricambio, con la speranza che poi non sorgano altre complicazioni e decidiamo di lasciarla a Panama, il nostro spedizioniere si preoccuperà di farla rientrare in Italia. Per Marco è una bella botta, aveva speso 2300 euro per un tagliando a regola d’arte, ma forse di arte non ce n’era troppa. È una delusione grande per Marco, e lo posso capire bene: nel 2009, in Nigeria, avevo portato la mia Subaru come auto di supporto ed un TIR, al confine con il Niger, ci è salito sopra. In quel caso riuscii a salvare solo le targhe, la ruota di scorta ed il triangolo, non è stato certo un bel momento.
Partiamo con un ritardo incredibile e percorriamo poco più di 50 km prima di fermarci ad un posto di polizia lungo l’autostrada. I colleghi cercano di darci il massimo del supporto, ma abbiamo solo 14 letti per 21 persone, gli altri si sistemeranno sui sedili dei Daily e a terra. Anche se non è un bel momento, anche se non è iniziato tutto per il verso giusto, il morale è alto. Gino nonostante la stanchezza riesce a preparare un’ottima pasta al ragù e che mangiamo seduti a fianco del paracarro con camion che sfrecciano a folle velocità.