Questa mattina ad attenderci nel parcheggio dell’hotel troviamo due motociclisti del vicino distretto di polizia con due splendide HD. Facciamo colazione tutti insieme e dopo il caffè ci scortano fuori città: hanno avuto il compito di accompagnarci fino al limite della loro giurisdizione.
Siamo di nuovo in autostrada, che oggi pare piuttosto trafficata. E’ un traffico generato dai quei camion giganteschi da 18 metri che viaggiano a più di 130 km orari, che quando ti sorpassano ti spostano alla corsia accanto, tanto è il movimento d’aria.
Lasciamo la Florida ed entriamo in Georgia; il panorama intorno è sempre quello, boschi e boschi intervallati da laghi, laghetti e fiumi più o meno grandi. È monotono guidare in questo modo, ma è senz’altro più sicuro e rapido, quello che ci vuole per trasferimenti così importanti.
La tappa intermedia di oggi sarà Savannah, sempre consigliata dal nostro amico Ricky. Savannah è ritenuta una delle più belle città degli Stati Uniti, fu fondata nel 1700 e prende il nome dal fiume che la attraversa (oppure sarà stato il contrario?). Fu salvata dalla distruzione nella guerra di secessione proprio per la bellezza della sua architettura che ancora conserva e che attira ogni anno moltissimi turisti. Parcheggiamo le moto lungo il fiume e percorriamo alcune vie del centro prima di fermarci a mangiare un panino. Con Veronica, Celestino e Simonetta sediamo in un piccolo fast food, pochi tavoli e poca scelta sul bancone, ma un hot – dog andrà benissimo. Vicino al nostro tavolo ci sono tre operai messicani che iniziano a conversare con Celestino, il nostro abbigliamento da motociclisti ha stuzzicato il loro interesse. Gli racconta il nostro tour ed i km che abbiamo fatto per arrivare fin qui. Ci regalano ampi sorrisi e con grande stupore quando Veronica va alla cassa per pagare il tipo gli dice che il nostro pranzo è stato offerto dai messicani. Rimaniamo senza parole, li ringraziamo come possiamo, per noi è stata una sorpresa vera. Questa è sempre l’America.
In autostrada, traffico sempre più pesante come le palpebre dei nostri occhi. Il dopo pranzo è sempre il momento più rischioso per guidare, soprattutto se fa caldo come oggi. Sempre alle prese con gli autotreni e con questa freeway che va da 2 ad 8 corsie che si allarga e si stringe a volte senza troppo preavviso.
Anche oggi incrociamo diverse moto, avere una motocicletta negli Stati che abbiamo fin’ora attraversato significa possedere una HD, su questo non vi sono dubbi, mentre la BMW è sicuramente al secondo posto tra gli appassionati delle due ruote.
La tappa prevista di oggi è Charlotte, ma sono quasi le 18 e preferiamo fermarci prima nei pressi di Rock Hill. Fuori dalle grandi città è più facile trovare degli ottimi compromessi qualità/prezzo. I nostri vicini di stanza sono dei manovali che lavorano presso la vicina autostrada, dall’aspetto un po’ burbero si rivelano però delle persone squisite. Ci accompagnano con la loro auto a fare la spesa per la cena e rimaniamo tutti impressionati dalla fantastica carbonara che organizza Deborah nel parcheggio del motel, 4 kg di pasta per sfamare una tavolata di 25 persone!!! E’ con la chitarra di Riccardo che chiudiamo quest’altra faticosa ma meravigliosa giornata.