Secondo giorno di relax che dedichiamo ad una escursione fuori città. La polizia locale ci ha organizzato una gita presso la Valle degli Angeli, un antico borgo ad un ora di strada dal centro NPH.
L’appuntamento è alle 11, abbiamo quindi un po’ di tempo per sistemare i bagagli sui Daily e fare pulizia. Tiriamo fuori dai Van anche il materiale destinato ai bimbi del centro, giocattoli, quaderni, penne e colori. Ma l’operazione non passa inosservata, siamo assaliti dai bambini che incuriositi si fanno intorno alle moto ed iniziano a salirci sopra, a suonare i clacson, insomma una grande festa. Il Centro NPH non solo è una grande estensione di bosco, ma è una immensità di amore. Qui i bambini trovano la vera famiglia, vanno a scuola, apprendono un lavoro, arrivano anche a frequentare l’università. Apprendendo le regole della vita. Si vede e si respira amore. Abbiamo avuto una incredibile sorpresa ed abbiamo anche conosciuto i volontari che passano non meno d’un anno nel centro vivendo con i bambini. Quando ti incontrano i bambini corrono verso di te e ti prendono la mano … sono sorprendenti nel vedere il bisogno di amore che hanno, non sappiamo neanche come allontanarci, non ci lasciano andare via perché non ti lasciano la mano e vorrebbero venire con te ovunque. Ci fanno ridere ma ti colpiscono il cuore.
Arriva la polizia, sei persone in tutto. Ci sistemiamo tutti nel pullman dei colleghi tranne Celestino, non viene in quanto rimane ad attendere sua figlia Irene che fa volontariato presso il centro.
Scortati prendiamo la statale direzione la capitale, ma ad un certo punto viriamo sulla sinistra dentro le favelas. La nostra scorta è molto attenta: il poliziotto sul pullman tiene a tracolla un fucile mitragliatore d’assalto, la mano destra fissa sulla impugnatura, penso che questo non deve essere un bel posto. Il collega si chiama Diaz, avrà circa 60 anni, ed il suo sguardo, le rughe del suo viso raccontano molto. Ci precede una jeep con altri 4 poliziotti che cercano di fare strada tra i vicoli di questa immensa distesa di baracche ed edifici fatiscenti. Non devono essere buone le condizioni di vita da queste parti, tra filo spinato e cocci di bottiglia sui muri e i scarichi fognari a cielo aperto. Usciamo dal primo villaggio, poi dal secondo e finalmente arriviamo a destino. La Valle degli Angeli è sorta nel 1500 e conserva ancora molta della sua storia, ora è famosa per l’artigianato. È anche uno dei pochi posti dove si può girare tranquilli, ovvero senza che nessuno ti strappi via la macchinetta fotografica con tutta la mano…
A Tegucigalpa e dintorni non c’è molto da vedere, l’area è depressa. La città è ubicata in una grande vallata con le case che si estendono in tutte le direzioni fino ad arrampicarsi sulle colline. Di notte l’effetto è quello di un gigantesco presepe, ma di giorno non è più così. Sulle colline ci sono le bandilla, cioè interi quartieri abitati dai banditi locali e dove la polizia non può entrare. Praticamente la polizia gestisce le vie principali della città, ma in certi posti non possono avventurarsi. Le bandilla hanno cecchini ben posizionati con visori notturni e sparano a vista. Sembra di vivere fuori dalla realtà. Quando necessario la polizia effettua dei raid con le truppe speciali, ma le conseguenze di questi sono sempre devastanti. La storia delle bande in Centro America risale agli anni ’80: sono nate a Los Angeles dai migranti latini. C’era la bandilla 13 (perché si sviluppava sulla tredicesima strada), la 18 (3 volte 6 cioè i numeri del diavolo) e tante altre. Hanno iniziato a creare problemi importanti alla sicurezza pubblica e così l’Amministrazione americana ha deciso di rimpatriarli tutti. Le bande si sono così ricostituite nei paesi di origine, ma le autorità di quest’ultimi non avevano dei mezzi efficaci ed idonei per poterle contrastare. Ora le bande se decidono di impossessarsi di un quartiere intero hanno la possibilità di farlo, riuscendo a mandare via da case e strade chiunque vogliono. La cosa mi fa venire i brividi. San Pedro Sula ad esempio, a nord di Tegucigalpa e che visiteremo il giorno di Pasqua, nonostante sia un piccolo centro ha il tasso di abitanti/omicidi più alto al mondo e da tre anni consecutivi. Qui si trova uno dei 5 centri medici che abbiamo sovvenzionato garantendo cure mediche per un anno ai bambini di strada che vengono assistiti dalla Ong RETE.
Pranziamo presso un locale caratteristico e rientriamo alla base. Stessa strada dell’andata, tra i vicoli impossibili di alcuni villaggi che dobbiamo attraversare prima di salire sulla statale principale. Giungiamo al centro che c’è ancora luce, i bambini sono sempre li che ci attendono, vogliono giocare con noi, ci chiedono il nome e da dove veniamo, sono cordialissimi anche se dai loro occhi traspare tanta sofferenza.
Stasera ai fornelli si eserciterà Riccardo, chissà con quali risultati!!