La mattina ci svegliamo con il rumore assordante del fabbro che ha una officina adiacente alla nostra finestra dopo che la notte abbiamo ballato fino alle 5 del mattino per via della discoteca ubicata proprio di fianco l’hotel. Abbiamo la schiena a pezzi, io e Richard su un lettino di mezza piazza e con la rete sfondata.
Pigramente cerchiamo di fare la colazione e raccogliere i denari per pagare le stanze. Facile la prima complicata la seconda, nessuno ha soldi locali e si fa una colletta con i conti che non tornano per almeno una ora.
Saldiamo la stanza e facciamo un breve giro al vicino centro commerciale. Ci troviamo nella periferia di Almaty, molto diversa dalla nuovissima Astana, anche le persone ci sembrano diverse. Non si nota la stessa cordialità, nessuno sorride e paiono abbastanza introversi.
E c’è la novità del giorno: è finalmente arrivata Nina. A dire il vero non ci contavo più dopo le buche da Mosca ad Astana. Mi spiega subito i motivi del ritardo, direi motivati dopo aver visto la cicatrice di almeno 30 cm che ha sulla gamba sinistra: un incidente durante una gara di off shore l’ha tenuta con le stampelle per circa due mesi e prima di aggregarsi a MfP ha voluto avere la certezza di completa guarigione. Nina è una sportiva polivalente e dopo anni di pugilato ha scelto le competizioni su motoscafo.
Pranzo con del salmone affumicato acquistato presso il supermercato, un’altra scatoletta proprio non la digerisco ed il pomeriggio con Celestino e Veronica scegliamo di rimanere in stanza a riposare. Il fabbro lavora incessante ma almeno non c’è la musica. Gli altri con l’aiuto di due italiane del locale centro di cultura vanno a visitare il Bazar, famosissimo quello di Almaty, e poi un giro in città.
Stiamo rinchiusi a scrivere nella nostra stanza fino a quando non bussa Renat, il nostro amico kazako che ieri sera ci ha aiutato a conversare con la signora della reception: questa sera ci porterà a cena in un ristorante tipico turco mentre l’altra metà di MfP andrà dal kebabbaro dove invece abbiamo mangiato ieri sera.
A dire il vero la cena non mi fa impazzire, è interessante però la conversazione con Renat, informatico che lavora in una banca e con una grande passione per il motociclismo enduro. Lui è di etnia uigura e vive da sempre ad Almaty. Ci parla della storia del suo paese e di come è avvenuta la frammentazione del suo popolo che ora in Cina e Kirghizistan sono alla ricerca di una identità ed indipendenza. La sua ragazza, Natasha, è invece di San Pietroburgo e si trova ad Almaty per una lunga serie di circostanze. Vivono praticamente incollati l’uno all’altro, più che fidanzati sembrano gemelli siamesi.
Torniamo in hotel con la speranza di riposare meglio che ieri, domani è una tappa importante, entriamo in Kirghizistan.