Il pullman della polizia ci viene a prelevare alle 8, ma non riusciamo mai ad essere puntuali.
Lino e Anthony ci accompagneranno in questa visita alle strafamose cascate del Niagara. Non sono proprio vicine a Toronto, esattamente dall’altra parte del lago Ontario a circa 2 ore di strada. Eccole finalmente: tutt’intorno circondate da una grande nube che viene sollevata proprio dall’acqua che cade con una forza impetuosa. Il fronte della cascata è di circa 400 metri, divisa in due blocchi, la parte americana e quella canadese, ma se vuoi vederle bene dalla parte del Canada devi stare.
Anche se non sono le più alte del mondo, come ad esempio le Vittoria ed Iguazù, sono senz’altro quelle con la più ampia portata di acqua. Le cascate alimentano numerose turbine per la produzione di elettricità, che si trovano a circa 13 chilometri di distanza e vengono alimentate grazie ad un tunnel sotterraneo del diametro di 25 metri, provate ad immaginarlo.
Dopo l’incontro con il sindaco di Niagara (originario di Caserta), visitiamo il centro della cittadina che è un immenso luna park e non mancano i casinò ed altre mille attrazioni. Una scelta sicuramente commerciale quella di trasformare la città in un parco giochi e dal numero dei visitatori direi indovinata, circa 13 milioni ogni anno.
Andiamo via dalle cascate per visitare un gioiello artigianale di un nostro connazionale, la wine house della famiglia Pillitteri. Un brand importante nel settore vinicolo con una produzione speciale dei vini icewine, una esclusiva della penisola del Niagara.
Il viaggio di ritorno dura di più di quello dell’andata, e speriamo di non tardare all’incontro fissato per questa sera con l’associazione carabinieri in pensione di Toronto. Andiamo così diretti presso il circolo ricreativo italiano a 40 km dal centro dove siamo accolti dal presidente dell’associazione, i consiglieri, parenti, amici ed affezionati. La comunità italiana ci ha voluto premiare organizzando questa cena in nostro onore e noi siamo felicissimi di parteciparvi. Conosciamo uno ad uno tutti i presenti, sono italiani di prima e seconda generazione. La maggior parte sono emigrati più di 50 anni fa ed hanno veramente partecipato allo viluppo di questo grande paese. A tavola si respira e si masticano i veri sapori italiani: ci tengono a farci sapere che tutti i prodotti sulla tavola sono stati preparati da loro secondo le vecchie tradizioni, cosa che possiamo confermare. Non mangiamo così dal giorno che siamo atterrati a Panama, ci sembra un dono del cielo.
Ascoltiamo le loro storie, raccontiamo le nostre, è bello ed appassionante ascoltare le loro avventure e di come si sono realizzati. Non hanno avuto una vita facile, tutt’altro: all’inizio discriminati perché italiani, solo con il tempo hanno potuto veder riconosciuto il loro lavoro ed il loro impegno, ed è per questo che sono stati premiati. Mi rimane impressa una frase del presidente dell’associazione: solo quando la nostra comunità si è unita abbiamo avuto rispetto. Un esempio da seguire senz’altro!