Ci dovevano portare le patenti e targhe dei mezzi alle 10.00, ma a quell’ora il corrispondente cinese ci informa che visto la mole di lavoro della motorizzazione, che da domani chiuderà per una settimana, la consegna è spostata alle 15.30.
Andiamo così a fare un giro in città: a soli 500 metri dal nostro albergo c’è una delle moschee più grandi e vecchie di tutta la Cina, Idgah Mosque. Per arrivarci basta attraversare con un sottopassaggio l’arteria principale della città, facendo attenzione a non essere investiti dalle migliaia di motorini elettrici che imperversano su strade, zone pedonali, corsie riservate etc. Mercatini caratteristici sono ovunque e le merci più diffuse sono la frutta e verdura. Banchi di robivecchi e molti artigiani del legno ma anche della stoffa: i sarti lavorano alla luce del sole con ago filo e ferri da stiro. Provo un cappotto di lana, non è della mia misura altrimenti per 100 dollari l’avrei acquistato.
A piano strada anche i dentisti con dentiere in bellavista e non mancano fabbri, erboristerie e farmacie tradizionali. Le erboristerie, chiamiamole così, hanno una infinita scelta di spezie a dei prezzi ridicoli, addirittura lo zafferano si compra a pochi euro.
Entriamo nella moschea. Certo, dopo avere visto quelle di Istanbul non si riesce ad apprezzare altro, ma anche questa di Kasghar ha un suo particolare fascino. Non riusciamo ad ammirarla nella sua completezza perché molte aeree sono chiuse al pubblico ma in compenso è possibile visitare il suo grande giardino.
Tornando in hotel facciamo ancora un giro per il mercato e pranziamo spizzicando cibo caratteristico. Alle 15.30 l’amico cinese ci comunica che la consegna delle targhe è spostata di nuovo alle 19.30. Mi preoccupo e chiamo Tang al telefono, ma lui mi rassicura chiedendomi pazienza e fiducia.
Relax in camera, ma relativo relax, una notizia sconvolge tutto quello che di positivo era stato acquisito fino ad oggi: un mio conoscente, Dr Ali, dalla Tunisia mi invia una e-mail con la quale mi comunica che il nostro amico libico Mohamed, che ci aveva seguito fino a Varsavia ed era dovuto rientrare in Libia solo perché non era riuscito ad ottenere gli ulteriori visti (a Tripoli tutte le ambasciate sono chiuse), è stato sequestrato a Tripoli dal “popolo armato”. Non credo che occorrano ulteriori commenti. Questa notizia mi fa perdere totalmente la serenità. Cerco conferma a quanto appreso telefonando e inviando messaggi a Mohamed, ma non ricevo risposta. Forse è tutto vero. Parlo con i miei colleghi, con Stefano a Roma, ma più che inviare un messaggio alla nostra Immigrazione in Libia non possiamo fare, solo sperare.
Patenti e targhe arrivano puntuali alle 19.30: è la mia terza patente cinese e la mia seconda targa, ma a differenza della precedente non è una targa da applicare su quella italiana ma solo un documento plastificato da tenere nel portafogli.
Mettiamo l’orario di Pechino e andiamo a cena, la tappa di domani è di 600 km circa. Arriva anche la conferma del rilascio dei permessi per il Tibet, Tang mi invia la copia per e-mail, dovremo essere contenti ma è impossibile sapendo il nostro amico in mano ai ribelli.