Al mattino ci svegliamo in un bagno di sudore. Il ventilatore ed il condizionatore (se così si può chiamare) non hanno avuto l’effetto sperato. Al bagno c’è la fila kilometrica, l’unica cosa positiva è il caffè che sta già uscendo, se non fosse per Gino!!!!
Oggi abbiamo un impegno istituzionale e cioè l’incontro con il Capo della Polizia Nazionale. Per la prima volta indosseremo quindi le nostre uniformi, finalmente.
Non è facile indossare giacca e cravatta con queste condizioni meteo, ma per fortuna il capo della polizia ha disposto che un pullman ci accompagni presso il Comando Centrale.
Celestino rimane in hotel, ieri ha avuto un colpo di calore e preferiamo lasciarlo riposare. In venti saliamo su un nuovo bus super condizionato e super profumato, speriamo non ci prenda un colpo, per il freddo ovviamente.
Il tragitto è breve, Belize City non è una città molto grande. Scendiamo dal bus e veniamo avviati subito al primo piano dell’edificio nel salone conferenze in attesa che arrivi il Capo. Nel frattempo familiarizziamo con il colleghi del cerimoniale che ci danno una breve nota delle loro attività e le difficoltà che ogni giorno devono affrontare sul campo. Il Belize non è un posto semplice ci dicono.
Quando il Capo entra tutti i presenti in sala si alzano in piedi. È un uomo di grande statura e corporatura. Molto gentile ed affabile ci fa un lungo discorso di benvenuto, poi tocca ad Alessandro e poi a me.
I colleghi presenti sono interessati alla nostra iniziativa e ci porgono alcune domande tecniche. Sono incuriositi dalla nostra organizzazione e di come riusciamo ad affrontare itinerari così impegnativi ed a volte pericolosi. Il merito, rispondo, è senz’altro della collaborazione delle polizie dei paesi che attraversiamo e cioè voi, una cooperazione diretta dagli uffici di Interpol Roma che da molti anni partecipa alle nostre iniziative. In questo modo siamo riusciti ad “arruolare” nel nostro team colleghi di altre nazionalità che hanno portato nel gruppo nuove esperienze e nuove idee.
Dopo la foto di rito ci congediamo dai nostri amici e torniamo in hotel per la colazione. Per il pomeriggio organizziamo una visita guidata per la città, ma da vedere c’è veramente poco. Un lido balneabile, la cattedrale, il cimitero, l’edificio dove fu firmata l’indipendenza. Il resto è tutto da risistemare ma Belize City ha, ciononostante, un fascino tutto suo, particolare, e non solo perché è considerato un paradiso fiscale.
Un gelato prima di tornare in hotel, due spaghi alla Gino maniera e due battute ripensando ai km fatti fino ad oggi. Siamo tutti molto stanchi, ma siamo felici di vivere questa esperienza nuova ed eccitante. Abbiamo percorso fino ad oggi poco più di 2000 km, ma sembra che ne abbiamo fatti ventimila. Guasti e contrattempi ci hanno fatto perdere tempo e sonno, ma anche questo fa parte delle missioni di MfP. Non è una vacanza, non è un gioco. È una missione che costa denaro e tanto sacrificio, ma quello che da in cambio non ha prezzo.