Oggi è il compleanno di mia nipote: auguri Alessandra!!
La notte trascorre troppo veloce. Il fuso è lo stesso perché lo Xinjiang mantiene l’orario kirghiso ma lo dovremo cambiare con quello di Pechino come lasceremo la città (due ore in più).
L’hotel è carino e non costoso, poco meno di 15 euro a notte, andiamo a colazione. Il primo pasto cinese, per me come per altri, non è un mistero, qui si mangia la stessa cosa a tutte le ore. Alle 10.00 siamo nella hall in attesa del corrispondente di Tang che avrà il compito di accompagnarci alla motorizzazione. Saliamo in moto e con i furgoni risaliamo l’autostrada. Facciamo benzina con estrema difficoltà, anche qui problemi di diesel ed ottani giusti (e la benzina costa quasi un euro) e dopo 40 km c’è il grande edificio della polizia del traffico con centro motorizzazione annessa. Centinaia di macchine in fila, ci sentiamo persi in mezzo a questo caos totale. L’amico cinese sa però come muoversi, anche se non parla che la sua lingua. Ci dice subito wait wait, nel senso di “metterci l’anima in pace”.
Il primo passo è quello di controllare ancora una volta i telai di tutti i mezzi. Poi si passa al controllo delle luci e frecce di tutte le moto e dei van. Questa operazione dura circa 2 ore ed alle 12.00 gli uffici chiudono per la pausa pranzo e cosa dobbiamo fare ancora nessuno lo sa. Preferiamo non tornare in albergo, abbiamo tutto il necessario con noi e così mangiamo qualcosa di Iper mentre si fa amicizia con le decine di automobilisti come noi in coda. Incredibile partire dall’Italia per fare la fina di un giorno al centro revisione cinese di Kashgar, folle solo raccontarlo.
Ci guardano tutti con estrema curiosità e Mehmet è l’unico che riesce a parlare con tutti: il turco è una lingua conosciuta in questa regione e per 3 ore di fila il nostro amico ha una platea di gente ad ascoltarlo a bocca aperta, mi piacerebbe molto sapere cosa stia raccontando. Io mi addormento per un’ora disteso in terra ma non sono il solo. C’è chi dorme nel furgone oppure sdraiato sulla moto mentre il sole picchia a 35° e siamo a 1500 mslm.
Alle 14.30 riaprono gli uffici, dai che forse ce la facciamo. Probabile che ci fanno passare avanti, tanto è che ci chiamano per provare sui rulli della revisione i due furgoni. Prima il blu e poi il bianco, luce verde per entrambi. Sono le 17.00 quando arriva il mio amico Tang che non vedevo da 12 anni. non è cambiato di una virgola eccetto, come me, i kg in più. Un abbraccio fortissimo ed uno scambio di doni.
Subito chiarisco con lui alcuni aspetti delicati di questo tour, primo i permessi per il Tibet. Tutto ok, risponde, i vostri permessi domani saranno pronti. Questo mi solleva un metro da terra, la faccenda tibetana ha occupato i miei pensieri da quando siamo partiti ed ora che ho la certezza che tutto è andato a buon fine mi sento finalmente tranquillo.
Ma siamo ancora qui, non possiamo tornare in hotel se non prendiamo i documenti che sono sotto una pila di altre carte, ma con l’aiuto di Mehmet, che si rivolge ad un suo compaesano con cui aveva chiacchierato tutto il tempo, riusciamo ad ottenere il certificato a tempo di record.
In hotel la priorità la riveste la doccia e subito dopo c’è da chiudere i conti con Tang. Ci fa un piccolo sconto ma il costo complessivo rimane salato: i permessi cinesi con tutte le procedure e balzelli vari hanno inciso pesantemente sul nostro budget.