Le prime ore della notte si dormono ma poi ci si gira continuamente nel letto con la speranza di poter riprendere sonno. Marco accanto a me ha riposato, buon segno e non abbiamo mai fatto uso dell’ossigeno. Iniziamo a vestirci e porto la prima valigia nel furgone. Nella hall trovo Daniele e Martina che invece hanno trascorso li una notte insonne. Neanche con l’ossigeno sono riusciti a star meglio, l’insonnia è una delle controindicazioni dell’altitudine.
Esco fuori nel parcheggio e vedo che tutto è colorato di bianco. Una gelata ha imbiancato tutti i mezzi all’esterno, la temperatura è – 2. Pian pianino tutto il team si trova nella hall e si discute se partire subito con questo freddo o attendere. Certo non possiamo aspettare luglio, ribatto scherzando, e non credo che aspettando due ore possa cambiare qualcosa.
Ci facciamo coraggio e accendiamo i motori. Il Daily blu stenta per alcuni minuti ma poi inizia a girare e a fumare, stentano anche le BMW, la temperatura deve essere andata giù parecchio stanotte.
A -2 non è facile guidare, quando hai il vento che ti sferza e ti trovi a 5000 metri. Qualche saliscendi e primo posto di controllo. Siamo a 4700 metri, un affanno incredibile. Nessuno ha riposato bene, si vede dai visi sconvolti e facendo l’appello abbiamo nausee, vomito, mal di testa il più frequente. Io ho un mal di testa feroce a tal punto che credo di svenire da un momento all’altro, non so come faccio a tenermi in piedi e vorrei dirne quattro al poliziotto che ci trattiene a lungo al primo posto di controllo, quando sostiene che non possiamo portare al nostro seguito taniche di benzina di scorta. E dove ce la mettiamo?? Il collega è irremovibile e nonostante ha confidenza con la nostra guida ci chiede di buttare la benzina. Troviamo una via di mezzo, riforniamo le moto ed i furgoni e per la rimanenza ci impegniamo, per iscritto, ad utilizzarla al prossimo rifornimento. Anche questo è il Tibet.
Altri 100 km e siamo arrivati al passo più alto, 5300 metri circa. Soltanto che non è un passo ma un altipiano che non schioda dai 5000 metri. Rimaniamo così per almeno tre ore e questa permanenza per noi rischia di esser fatale. Cerco di non pensare, ma respirare è diventato impossibile. Ci troviamo nella soglia pericolosa, dove si possono dare anche i numeri, e all’orizzonte discese non se ne vedono. Guidiamo da circa 5 ore e non ne possiamo più ma fare una sosta ora, qui, sarebbe una follia. Ad un certo punto mi sorpassa Veronica con la BMW e mi chiede di fermarmi. Capisco che qualcosa non va, metto il cavalletto e con le poche forze che ho la raggiungo e la sostengo un secondo prima che lei si lascia andare. Ma da solo non riesco a sostenere la moto e Veronica e chiedo aiuto a Richard che non aveva capito il motivo della sosta. La teniamo in due, gli chiedo cosa succede e lei con un filo di voce “mi manca l’aire”. Chiamo via radio il Daily bianco e gli chiedo con urgenza di portarmi l’ossigeno, arriva Martina con la bombola e dopo alcuni minuti di respirazione Veronica riprende i colori, sta meglio. Chiede di continuare a guidare, sono indeciso se darle retta, ma la guida mi assicura che ora si inizia a scendere e così la lascio provare. Altri kilometri di passione, di poco al di sotto dei cinquemila, tutto va ok e Veronica che ora guida dietro me mi fa segno che sta bene. Ora però a fermarsi è Vittorio: chi ha posato le taniche di benzina nel furgone non le ha chiuse bene con il risultato di aver allagato di carburante il vano carico del furgone. Cerchiamo di ripulire al meglio e lasciamo lo sportello aperto per alcuni minuti. In questa sosta cade sfinita a terra, con tutta la moto, Nina, anche lei è stremata e non ha avuto la forza di tenere la Suzuki in piedi. Ripartiamo ancora una volta, la strada fortunatamente ora è più scorrevole e teniamo una buona media. Altro posto di controllo, altro ticket: il ticket che da la polizia è una specie di tutor, cioè di danno un biglietto con su scritto l’orario del tuo passaggio e se tu lo consegni al prossimo check in un orario che evidenzia un eccesso di velocità hai una multa da 200 yuan al ritiro della patente.
Chiama il Daily bianco, sosta per cambio pilota, Andrea ha un forte mal di testa e preferisce far guidare la moto ad Olga ed il furgone passa a Daniele.
Iniziamo a scendere ai 4500 e ci accompagna un sole che fa salire il termometro a 10°. Oggi abbiamo guidato almeno 8 ore da -3 a +4.
Intorno a noi immense praterie dove pascolano sereni migliaia di Yak, ma anche pecore e asini. Saltuariamente incontriamo anche cerbiatti ed antilopi. E non solo, nel cielo almeno 3 grandi aquile in volo di ricognizione con una apertura alare di almeno 2 metri.
È ora della pausa pranzo, ci fermiamo nel piccolo villaggio di Amdo. Zuppa ed acqua calda a volontà, quest’ultima specialmente è consigliata per l’altitudine. Veronica sta meglio, Andrea sempre col mal di testa, gli altri così così. Mancano circa 140 km a Nagqu ed anche in questa occasione “chi prima arriva dorme”.
La strada ora è ottima, senza buche e avallamenti, ma solo qualche piccolo tratto di lavori in corso. Sarà per questo che andiamo troppo veloci e dobbiamo sostare almeno trenta minuti prima di presentarci al check successivo, pena una multa.
Ma siamo arrivati e troviamo subito posto per dormire in un hotel piacevole, costa 270, ma ha un bagno decente, acqua calda ed il riscaldamento. Nella camera c’è anche l’ossigeno a gettoni, cioè un macchinetta con inalatore, metti i soldi ed hai alcuni minuti di erogazione. Ingegnoso ma speriamo non occorra!
Ora stiamo tutti meglio, scomparsi i fastidi da altitudine, ne approfittiamo per andare a farci una bella dormita.