Sveglia all’alba, ci sono tre giorni da recuperare ed un sacco di cose da mettere ancora a posto. Alle 7.30 siamo già in sella e si parte, finalmente, direzione Vioolsdrif. Meta ambiziosa ma se vogliamo iniziare a recuperare i giorni persi non abbiamo altra soluzione.
Lasciamo la città dopo aver fatto il primo rifornimento e saliamo sulla statale che ci porta verso nord. Guidare a sinistra all’inizio è abbastanza difficoltoso, ma basta prenderci la mano: bisogna fare attenzione quando si riparte da un incrocio o quando si esce da un’area di servizio, si tende sempre a tornare sulla destra.
I lavori in corso sulla strada ci accompagnano per moltissimi chilometri ma poi tutto si fa più semplice. Il territorio circostante da molto verde e con ampie coltivazioni di vite e cereali scompare mano a mano che si sale verso nord e tutto inizia ad essere più arido, con ampie distese di roccia e cespugli.
Fa freddino, siamo sui 12 gradi e c’è anche nebbia a banchi. Saliamo in quota fino ad arrivare quasi ai mille. La velocità massima su questa strada è 120 che si può mantenere senza troppi problemi. Veniamo fermati dalla polizia per un normale controllo: la collega è molto gentile e ispezionato il primo furgone ci lascia andare.
Soste rapide e frequenti per la benzina (le aree di servizio sono molto distanti tra loro e quando la trovi conviene fermarti) ed all’imbrunire arriviamo a Vioolsdrif che è situata proprio a ridosso del confine con la Namibia. Siamo ospiti del camping Orange River, che prende il nome dal fiume Orange che segna anche il confine tra i due stati.
Dieci km di sterrato per raggiungerlo, quel tanto che basta per riempirsi di polvere, e parcheggiamo sotto lo sguardo curiosi di grandi e bambini. Montiamo le tende non senza difficoltà e prepariamo la cena. Grande generosità di Egidio e Davide che ai fornelli sono sempre in prima fila.