Alle ore 9.30 ci rechiamo da Riccardo per accertarci delle sue condizioni. Lo troviamo seduto su una panchina all’interno del giardino dell’ospedale, ha la sua flebo tra le mani ed il suo solito sorriso sulle labbra.
Non ha troppi sintomi fastidiosi ed ha iniziato da ieri la terapia idonea a contrastare la malaria. Anche per lui il viaggio è terminato ma non se ne fa un cruccio, Riccardo ha contratto la malaria altre due volte, in Sierra Leone ed in Birmania, e sa bene quello che è meglio fare.
Ma anche io questa mattina non sono al meglio, mi sento come la febbre, ma non so se è per suggestione o realtà. Non mi faccio troppe domande e con Don Antonio mi reco presso un altro ospedale per ripetere il test malaria. Paura? Cerco che si, sarei scemo a non averla, con i due esempi nel team sarebbe superficiale sottovalutare qualunque tipo di sintomo.
L’ospedale è lo stesso dove abbiamo portato ieri Riccardo, il test della malaria si può fare ovunque: non faccio fila e quando le gocce del sangue entrano nel kit e cominciano a modificare il colore del test io già non respiro più. Una linea è ok, due è da ripetere, tre linee hai la malaria. Lo screening si tinge tutto di rosso come ad evidenziare le tre linee, ma poi una sola si sottolinea rispetto alle altre: negativo. Con il certificato in mano esco dall’ospedale come se avessi tirato un fuori campo.
Torniamo da Riccardo e tutti insieme ci rechiamo presso il centro Mother Theresa: ubicato alla periferia della città, adiacente l’aeroporto, nasce molti anni fa come centro ricreativo per i bambini del quartiere.
Qui si poteva giocare e studiare, grazie all’impegno di alcuni missionari. Poi la mancanza di fondi non ha consentito una adeguata vigilanza e parte degli arredi ed attrezzature sono state rubate o vandalizzate.
Ora il centro accoglie i bambini, circa 200, il sabato e la domenica, ma c’è un solo guardiano che vigila la struttura saltuariamente. Don Antonio ci conferma che è loro intenzione far rinascere il Mother Theresa, ma prima di allestire nuovamente il centro è necessario proteggerlo dai ladri e dai vandali: quindi una buona recinzione e poi via al nuovo progetto affinché i bimbi del quartiere possano avere nuovamente un posto sano dove trascorrere il loro tempo libero.
Nel pomeriggio si torna da Riccardo per un saluto, sembra stare meglio, mentre Celestino è in comunicazione con Luis che ci informa che per completare il suo quadro clinico necessita ancora qualche giorno.