Abbiamo riposato in modo eccellente nei letti a castello a tre piani messi a disposizione dalla scuola. Il primo impegno è con il Vescovo della città che si congratula per l’atipicità del nostro progetto. Un doveroso saluto al capo della polizia locale e la nostra prima visita è rivolta ad un istituto di suore che si prende cura di bambini con grandi disabilità. Visitare questi luoghi è straziante, ma è ammirevole il modo in cui queste hermane assistono i piccoli ospiti.
Un breve break per il pranzo e torniamo a visitare un cottolengo, sempre coordinato da suore, che ospita 70 persone, femmine da 12 a 70 anni, anche queste con gravissime difficoltà fisiche e psichiche. 5 suore coadiuvate da alcune volontarie badano loro giorno e notte. La suora più anziana, di origine venete, definisce questo luogo come il “giardino del cielo”.
Torniamo nella parrocchia che ci aveva coordinato le due visite e troviamo un gruppo di volontari che sta lavorando nella cucina: è in preparazione il pasto per i cartoneros. Ogni mercoledì in questa parrocchia vengono preparati 300 pasti caldi che vengono poi distribuiti in 5 punti della città. Ad attenderli persone in gravi difficoltà economiche o che addirittura vivono nella strada. Cartoneros perché molti di loro raccolgono e vendono cartoni.
Partecipiamo alla distribuzione dei pasti e ci fermiamo con le auto in una strada del centro. Subito si avvicinano una decina di donne e uomini, alcuni hanno con loro bambini molto piccoli, che prendono la loro razione di cibo. I volontari non donano solo il vitto ma sono organizzati per offrire anche vestiario e materiale didattico per i bambini: organizzano collette, lotterie e tutto il possibile per raccogliere fondi da destinare a queste persone.
Mi domando: ma se la macchina della solidarietà offerta dal mondo cattolico si dovesse fermare?