Ma c’è ancora da raccontare. Ieri sera l’ambasciatore austriaco ci ha invitato presso la sua residenza. Eckart lo aveva contattato per fargli conoscere l’iniziativa e siamo così stati ospitati per un aperitivo. La cosa mi ha fatto particolarmente piacere in quanto è stata la prima volta, in venti anni, che durante una missione abbiamo ottenuto un invito da parte di una rappresentanza diplomatica diversa dalla nostra.
Altra sorpresa ci è stata riservata da parte dei colleghi argentini che ci hanno accompagnato in questo breve soggiorno a Buenos Aires. Rientrati in alloggio ci hanno convocati nel comedor dove ci hanno donato dei presenti in ricordo di questa missione.
Non siamo riusciti a partire come programmato ed in più per uscire da Baires impieghiamo circa un ora. Saliamo a nord e qui l’Argentina cambia ancora.
Superato il rio Paranà con i suoi affluenti, che crea enormi lagune nel verde circostante, troviamo immensi pascoli e coltivazioni a perdita d’occhio. A migliaia i capi di bestiame ed ora mi spiego come mai è così apprezzata la carne bovina argentina. I capi sono perennemente allo stato brado e non vengono alimentati con mangimi. I guardiani, a cavallo, hanno solo il compito di vigilare sui kilometri di recinzioni che delimitano le proprietà.
Questo vale anche per le pecore merino, che sono lasciate libere sul territorio e radunate solo due volte l’anno: una per lavare il loro manto e la seconda per la tosatura.
Fa caldo, molto tanto. Arriviamo quasi a 40° e le ore peggiori sono sempre quelle del tardo pomeriggio. A Paso de los Libre siamo ospitato presso il club della PFA.