Ore interminabili all’interno del seminario.
Si può uscire solo al mattino e fino alle 13.00, dopodiché se ti beccano sei in arresto per 8 ore.
Misure senz’altro necessarie per contenere il virus, ma molto pesanti per noi che abbiamo a disposizione una stanza di 2 metri per 3.
Telefonate e messaggi continui, cerco la conferma per l’imbarco dei mezzi che avverrà presumibilmente tra lunedì e martedì. Ma non ne sono convinto. Il silenzio da parte del transitario doganale a La Paz è sospetto.
Oltre ai mezzi dovremo rientrare anche noi e per questo sono in costante contatto con i rappresentanti diplomatici che stanno organizzando un charter per far rientrare gli italiani. In Bolivia dovremo essere circa 70 connazionali dislocati su tutto il territorio. Celestino sta impazzendo alla ricerca di una soluzione: la nostra ambasciata non può aiutarlo e si deve necessariamente rivolgere alla sua rappresentanza che si trova in Perù, di spagnoli in Bolivia ce ne sono soltanto due…gli daranno un tandem?
È un dramma mondiale.
Le notizie che giungono dall’Italia sono devastanti e tra noi non si parla d’altro.
Una breve passeggiata domenicale. Un pomeriggio a rivisitare il bagaglio. E poi lunedì. Si è oggi che apprendiamo della quarantena a La Paz: chiusi uffici e trasporti. Non funziona nulla o quasi. Non lavora la dogana e non lavora il nostro transitario. Una chiusura a tempo indeterminato, forse una settimana, forse due, ma è difficile fare previsioni.
La decisione da prendere è costosa e dolorosa: lasciamo i nostri mezzi qui, in custodia al Seminario, per tornare a prenderli ad emergenza sanitaria terminata. Non abbiamo altra scelta.
L’ambasciata ci ha notiziato che a breve sarà pronto un charter e noi non ci possiamo permettere di non prenderlo a causa delle moto. È la prima volta in venti anni che dobbiamo adoperare una scelta del genere.
Padre Pablo ci assegna un locale dove stipiamo le moto mentre i furgoni verranno lasciati in uno spazio all’aperto ma custodito. Non sappiamo quando e come potremo tornare a prenderli ma questa è per ora l’unica soluzione percorribile.
Un nuovo messaggio da parte della nostra ambasciata ci informa che il charter è imminente e di farsi trovare pronti. Si, siamo pronti!