Alle 7 siamo già in giro a cercare questo benedetto avvocato, ma è la settimana santa e sono tutti in ferie. Ne troviamo uno disponibile dopo tre ore di ricerca, ma non ha la corrente in ufficio e non può scrivere. Una situazione comica, ma da ridere non c’è nulla. Allora ci organizziamo da soli: Celestino riceve la delega del notaio che Veronica aveva fatto al mattino a Barcellona, scansione a colori, è perfetta. Per sicurezza fa anche delle copie bianco e nero. Io dattiloscrivo un comodato tra me e Alessandro, stampo a colori, timbro e firme, fotocopie (che qui amano follemente) e riproviamo. Il doganiere è sempre lì, con la stessa maglietta e la stessa faccia di bronzo. Celestino è in fila, arriva il suo turno ma il doganiere lo caccia dalla fila e lo rimette dietro a tutti. Iniziamo bene. Celestino arriva per la seconda volta davanti al doganiere, e questi lo rimette ancora una volta in coda. Non ne posso più e chiamo la Farnesina, l’Unità di Crisi, non possono giocare così con le persone.
Ricevo dal funzionario del Ministero degli Affari Esteri assicurazione che chiameranno subito la nostra Ambasciata a San Jose. Arriva di nuovo la volta di Celestino ed Alessandro e prima che il doganiere possa rimetterli in coda gli dico che ho chiamato il nostro Ministero ed ho riferito del trattamento che ci stava riservando. Allora si decide a prendere le nostre carte, le guarda e riguarda, non riesce a contestare nulla. Ci chiede con tono alterato dove avevamo potuto fare questi documenti e Celestino risponde prontamente: a Panama!
Siamo liberi, fuggiamo da quel posto agghiacciante e prendiamo la strada per la capitale. Abbiamo due giorni da recuperare. La fortuna gira finalmente, la strada è ottima, si sale in quota. Curvoni incredibili da fare invidia alle nostre Dolomiti, e la temperatura da 38° scende a 9°, una escursione termica di quasi 30. Giungiamo al passo, fa freddo ma siamo felici, un po’ meno Norbert, la sua moto da continui problemi, scoppietta e non prende i giri. Anche uno dei Daily inizia a dare problemi, ma forse è solo l’altitudine, siamo a 3300 mslm.
Facciamo uno stop tecnico e veniamo agganciati dalla scorta Interpol che ha il compito di accompagnarci all’ostello che ci ospiterà per la notte. Siamo molto stanchi, abbiamo guidato tantissimo ed altrettanto è il tempo che siamo stati fermi in attesa al confine. Sono le 22 circa quando parcheggiamo le nostre moto, il tempo di un hamburger e dormiamo tutti come angioletti, nonostante le camere da 12 letti a castello.