La notte è andata serena, tra il rumore del condizionatore e dei russatori olimpionici.
Alle 10.00 siamo attesi alla missione delle suore dell’Immacolata, un ordine che si è insediato a 40 km ovest da Asuncion circa venti anni fa. La prima ad arrivare è stata una suora italiana, ora in pensione a Rimini, che ha voluto dare conforto ad una popolazione indigena che negli anni 60 è stata cacciata dalla propria terra dai latifondisti.
Una ora e mezza per percorrere poco più di 40 km. Ci riceve Suor Natalia, paraguaiana ma parla l’italiano perfettamente. Ci illustra in breve l’attività del centro che ospita 160 bambini dai 4 ai 16 anni. Qui completano le scuole (due anni di asilo e fino alla nona elementare) e poi vengono avviati alle superiori. Accolgono i ragazzi in due turni, mattina e pomeriggio, e la loro funzione è vitale. La loro avventura è iniziata qui con l’apertura di una mensa, perché i bimbi non avevano neanche da mangiare, e poi pian piano sono riusciti a dar loro anche una istruzione.
I bambini del centro improvvisano per noi una danza tribale, divertentissima, ed a pranzo cantano la preghiera a Gesù con l’aiuto della Madre Superiore, filippina, che si cimenta con successo alla chitarra.
Alle 14 siamo di nuovo al seminario e ci scambiamo le impressioni con chi del nostro team era invece andato a visitare la Fondazione di San Raffaele, diretta da Padre Aldo (di Trento), che si occupa di persone con grandi disabilità. Due esempi di amore e carità unici.
Il pomeriggio viene impiegato per riparazioni varie, uno dei Daily perde carburante, ed io e Celestino ci rechiamo invece dal notaio: l’assistente del Console a Ciudad, che si sta occupando di recuperare il nostro materiale rubato, necessita di una mia delega notarile per apparire davanti al magistrato e per questo motivo sono costretto, e per la seconda volta, a recarmi dall’ “escribano”. Questa volta ci vogliono 50$ per un poder notarial, contro i 20 spesi a Valparaiso.
Invece la situazione virus si aggrava e sono diversi i paesi a chiudere le loro frontiere, anche in latino-america. Abbiamo il timore di rimanere chiusi da “qualche parte” ma che scelta abbiamo? Dobbiamo andare avanti finché ci verrà consentito e pianificare il programma giorno per giorno nella speranza che il fenomeno rientri nel più breve tempo possibile.