Ieri sera siamo stati fino a tardi incollati al PC per capire bene quella che poteva essere la strada migliore per entrare in Bolivia. Avevamo pianificato la statale 9, la famosa TransChaco, ma i nostri amici motociclisti di Asuncion non la consigliano. 800 km di suolo arido e caldo fino a 50° con frequenti lavori in corso e tanta sabbia, non farebbe sicuramente al nostro caso. L’alternativa è quella di rientrare in Argentina da sud, seguire la linea di confine del Paraguay attraverso la nazionale 81 e poi salire da Aguas Blanca. Vada per la seconda ed alle 7.00 puntuali usciamo dal seminario e ci tuffiamo nel già pesante traffico. Quasi un giro di 30 km per prendere la direttiva del confine ed alle 8.00 siamo già in dogana. Di tutti i documenti rubati non ne avevo considerato uno e cioè l’assicurazione RC per entrare in Argentina, e questo è un problema. Riusciamo a risolvere su tutto, ma l’assicurazione proprio no.
Celestino va a Clorinda, il primo paese entrando in Argentina, per vedere di farne una nuova ma gli viene risposto che da oggi non fanno più assicurazioni a mezzi con targa straniera. Ed allora ci dobbiamo inventare qualcosa di diverso, tanto diverso che in poco più di un ora passiamo il confine. Strada dritta, un rettilineo infinito di centinaia di km attraversando selva, pascoli e coltivazioni con una temperatura che tocca i 45°. Questa parte di Argentina sembra essere la più indigente, i villaggi lungo la strada sono fatti di baracche e tutto è trascurato.
È dura andare con questa caldo terrificante, se apri la visiera del casco il vento diretto ti brucia il viso. Facciamo qualche sosta in più ed alla fine arriviamo a Engenier Juarez, un piccolo pueblo nel nulla dove facciamo rifornimento e chiediamo per un hotel. Ce ne sono soltanto due e sono pieni, ma risolviamo il pernotto con il parroco che ci mette a disposizione il giardino della chiesa. Un tappeto verde dove possiamo sistemare i mezzi e piazzare le tende.