La missione 2018 di MotoForPeace nasce in seno a “Las Misiones di MotoForPeace 2016”, mentre percorrevamo l’America da Panama a Toronto. Tante sono le cose che abbiamo visto e che ci sono piaciute, alcune sono quelle che ci hanno fatto … riflettere.
Nei nostri viaggi intorno al mondo abbiamo potuto osservare in quale modo i missionari cattolici operano, donando la loro esistenza ai più bisognosi, senza chiedere mai nulla in cambio e molto spesso anche a costo della loro vita. Queste persone lavorano in modo così silenzioso che non sappiamo mai nulla di loro: il nome, da dove vengono, le loro esperienze. Si parla di loro in rare occasioni o soltanto quando vengono rapiti oppure uccisi.
Da qui nasce il progetto 2018 “Anonimi della Fede”: abbiamo voluto realizzare un progetto intorno all’opera di questi missionari che nel mondo si prodigano a favore dei più svantaggati, ripeto, senza chiedere mai nulla in cambio.
Il supporto del Vaticano
Pensare ad una spedizione in Africa ci è sembrato naturale, affascinante e sicuramente ricca di emozioni.
Ma come fare?
Quale percorso scegliere?
Quali le missioni da visitare?
Il modo migliore ci è sembrato quello di rivolgerci alla Santa Sede che attraverso il Dicastero per lo Sviluppo Umano ed Integrale, diretto dal Cardinale Peter Turkson, ci ha messo in contatto con i Nunzi Apostolici del Sudafrica, Angola e Zimbabwe e grazie al loro aiuto abbiamo individuato alcune missioni su un itinerario che si svolgerà tra il Sudafrica, Namibia, Angola, Zambia, Zimbabwe e Botswana.
Le missioni che intendiamo documentare si trovano nelle province di Malanje, Ondjiva, Nyangana, Francistown, Edenvale, Hwange e Gweru e sono tutte dirette da missionari cattolici che assistono la popolazione locale in varie modalità.
Stabilito itinerario ed obiettivo, bisogna iniziare l’organizzazione che non sarà facile. Perché? Durante la missione 2016 alcuni importanti sostenitori ci avevano manifestato l’intenzione di voler continuare la loro collaborazione anche al progetto del 2018, ma una volta ricevuto il programma e finalità “sono letteralmente scomparsi”.
Il progetto dedicato a questa parte di mondo cattolico, il primo di MFP dopo 15 anni di progetti laici, ha probabilmente spaventato e la chiusura è stata netta. Non credo che nessuno mi darà mai una risposta alle motivazioni di questo rifiuto.
Partiamo così molto sfavoriti rispetto a quelle che erano le previsioni, ma non sarà certo questo a fermare il team di MFP.
Costruire la squadra
Mettere insieme una nuova squadra non è stato molto difficile, anche se a causa dello slittamento del viaggio da settembre 2017 ad aprile 2018 perdiamo alcuni pezzi dal nostro gruppo. Ad un mese dalla partenza con me c’è Marco, Celestino, Veronica, Riccardo e Simonetta reduci dalla missione 2016 a cui si aggiungono le vecchie conoscenze di Egidio e Bert e poi i nuovi Davide, Valter, Alessio, il collega austriaco Eckart e Luis della Guardia Urbana di BCN. Carmine sarà il fotografo, Gabriele l’operatore video e Simone uno degli autisti. Settimane, mesi di incontri e preparazione accurata dei dettagli saranno sufficienti? Vedremo.
La preparazione dei due Iveco richiede una accurata e costosa manutenzione, che riusciamo a limare grazie all’aiuto dell’intramontabile Concessionaria dei F.lli Strappini. Marco De Zuani e l’esperto team dei meccanici riescono a rimettere in sesto i nostri due mezzi che mostrano gli evidenti segni dei km percorsi. I furgoni sono stati ulteriormente equipaggiati con degli accessori realizzati dal papà di Marco, che miglioreranno il carico e lo stivaggio ed uno dei motori è stato completamente ricondizionato dall’Autorettifica MF di Reggio Emilia.
Le moto saranno in totale 11: due Africa Twin 1000, tre Honda Transalp, quattro BMW GS, il Téneré di Luis ed il KTM dell’austriaco che troveremo già a Cape Town. La messa a punto delle moto non richiede una particolare manutenzione, sono mezzi affidabili e rodati a cui verranno montate le mitiche valigie della MyTech, che continua a sostenere i nostri progetti, e gommate con l’aiuto di Domenico Parisi e Pirelli. Un aiuto ci arriva da Honda Italia che concederà alcuni ricambi per le due Africa 1000.
OJ Atmosfere Metropolitane non fa mancare il suo aiuto nel fornire l’abbigliamento tecnico al team che Dainese completa alcuni accessori. Sarà Caberg a fornire i caschi con i nuovi modelli Duke, Droid e Tourmax.
Intermatica, leader nelle comunicazioni, doterà la spedizione di un telefono satellitare per le eventuali emergenze ed ancora FEA, Gasperini e Michelotti, Nordauto, GPR, COMO BMW, danno ancora il loro contributo alla missione. La IPER supermercati rinnova la fiducia a MFP e dona i viveri necessari ad affrontare questa lunga e complessa spedizione.
MotoForPeace intende ringraziare due volte chi la ha sostenuta nella realizzazione di questo nuovo progetto: grazie per la fiducia e grazie per il coraggio.
Ma la parte tecnica è solo un pezzo del lavoro fatto: il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha svolto un ruolo fondamentale con il riconoscimento del progetto attraverso il patrocinio ed il coinvolgimento del Coordinamento Internazionale Forze di Polizia che ci garantirà assistenza da parte dei canali diplomatici e delle polizie dei paesi ospiti. È infatti importante per noi poter dialogare con i colleghi che incontreremo lungo il nostro itinerario: poterli conoscere, poter loro stringere la mano e raccontare il perché di questa missione, gli scopi e gli ideali. È questo che ha fatto si che al nostro team potessero aderire nel corso degli anni poliziotti di diverse nazionalità.
L’altro ramo importante della pianificazione del progetto è il rapporto con le Nunziature dell’Africa Meridionale e dei responsabili delle varie missioni dislocate sul tragitto. Abbiamo ricevuto la massima disponibilità e collaborazione in ogni circostanza ed ogni richiesta è stata evasa.
Fissare la data di partenza è complicato.
Far coincidere la stagione migliore con i paesi da attraversare ci porta a partire il 14 di aprile e reperire i biglietti aerei non è così difficile. Attraverso l’Etiopia Airlines troviamo un giusto prezzo. Ma dobbiamo spedire anche i nostri mezzi e per questo contattiamo il referente del 2016 che aveva fornito un servizio eccellente.
Cosa manca? L’attrezzatura da cucina è stata completamente rivista, le radio trasmittenti verranno fornite in parte dalla TLC, mancano le vaccinazioni, la fideiussione per i carnet de passage, le assicurazioni sanitarie personali, la valigia del pronto soccorso, alcuni accessori per la moto, il visto per entrare in Angola e….. bisogna fare presto.
Le vaccinazioni hanno il loro costo, se le vuoi fare tutte puoi spendere anche 250 euro. La disparità tra le regioni del nostro paese è spaventosa: se le fai in Piemonte o Emilia dichiarando che parti per missione benefica non paghi nulla, se le fai in Trentino e Lazio paghi tutto! Per fortuna il vaccino contro la febbre gialla da decennale che era nel 2007 è passato, con circolare ministeriale del 2017, a perenne, ed io me la cavo con soli 40 euro (tifo e meningococco). Avrei fatto anche colera ed antirabica, molto consigliata, ma mancano i vaccini specifici, almeno nel Lazio.
Per entrare in Angola la procedura è complessa: nota verbale o lettera d’invito, presenza dell’interessato in ambasciata con rilievo biometrico e 100 euro. Ci eravamo dati appuntamento tutti a Roma, per svolgere questa procedura, il lunedì che ha nevicato: pessima decisione, l’ambasciata non ha aperto e chi si è spostato dal nord Italia o dalla Spagna ha dovuto riorganizzarsi diversamente. Per fortuna l’Angola è l’unico paese sul nostro itinerario che richiede il visto d’ingresso.
La fideiussione per i carnet de passage sono però quella cosa che non ti fa dormire la notte. Questo crudele meccanismo, frutto di un retaggio passato, ti costringe a sborsare un sacco di euro a mio avviso inutili. Il carnet garantisce il paese ospite che non ti vendi, in itinere, il tuo mezzo in modo fraudolento. Per questo ti costringe a firmare una fideiussione, bancaria o assicurativa, che garantisce da atti disonesti. Il problema è che se fai la fideiussione bancaria devi congelare in banca il pari importo del valore del tuo mezzo con un automatismo particolare: per una moto fino a 5 anni che vale 10 devi disporre in banca di 10, ma se il tuo mezzo ha più di 10 anni e vale 5 devi avere in banca 15. Mi pare ovvio…. Con la fideiussione assicurativa invece si paga un premio in percentuale al valore totale dei mezzi che varia dal 2 al 3% più le spese: questa modalità risulta più conveniente, peccato che in Italia non la fa più nessuno. Dopo mesi di ricerca e di mancate promesse (questo viaggio si potrebbe ridefinire come “gli anonimi della fede” e “delle mancate promesse”) riusciamo, attraverso un “Broker amico”, a stipulare la fideiussione con una compagnia di Malta ma autorizzata ad operare in Italia che, in considerazione dello scopo del viaggio, ci applica una delle tariffe più basse, ma che comunque andranno ad incidere sul nostro budget personale. Il costo del carnet, cioè del solo blocco ha un costo di euro 150 se sei socio ACI e 250 se non lo sei, aggiungi il costo della fideiussione ed arrivi a 500 euro…. e sei ancora a Roma.
Siamo ancora in attesa di stipulare le assicurazioni sanitarie, ma abbiamo rinnovato il nostro zaino di pronto soccorso. Alcuni accessori moto arrivano a container partiti, ed è proprio dei container che ora vi racconto. Gli accordi erano nell’aria da due anni quando, ad un mese dalla partenza, il mio contatto mi dice “Dino non ti posso più aiutare”. Beh, sono di quelle giornate che non vorresti mai vivere, ma che devi necessariamente chiudere. In tempo reale alla comunicazione attivo un mio secondo contatto, con cui avevo promosso diverse spedizioni, che in meno di un ora mi fissa costi, data d’imbarco e di arrivo a destino: gran bella cosa la serietà sul lavoro, grazie Micheal! Purtroppo la data d’imbarco di quest’ultimo operatore ci costringe ad accelerare la preparazione dei mezzi, uno stressante correre ai ripari che ci terrà impegnati per una settimana dall’alba al tramonto. L’ultima cosa che facciamo, prima di stivare i mezzi sui container, è quella di applicare gli adesivi con loghi e cartine di questa nuova iniziativa. È lunedì 5 marzo quando provvediamo a caricare i container, procedura che ci vede esperti e veloci, anche quando esplode un crick durante il sollevamento di uno degli Iveco: grande paura, ma riusciamo comunque a risolvere in breve tempo. Il carico dei container richiede, come da procedura, lo smontaggio delle gomme e l’applicazione solo dei cerchi nudi, sapientemente lavorati, in modo da abbassare di quanto basta l’altezza massima dei due Iveco. Questo ci consente di poter far viaggiare i mezzi con i più economici box da 40’ HC e non i costosi box Open Top.
Ma la novità di questo viaggio è altro: era novembre, o poco prima, quando venivo contattato dall’Accademia dello IED, Istituto Europeo di Design. Mi veniva proposto un incontro per valutare una loro eventuale collaborazione al progetto del 2018. Mi recavo presso il loro Istituto in Roma dove il prof. Luigi Vernieri, direttore dei progetti speciali, mi illustrava la possibilità che un loro team di studenti avrebbe potuto seguire la missione di MFP per documentare le attività della Onlus, un modo per accostare gli studenti ad attività rivolte al sociale, realizzate in questo caso da appartenenti alle forze dell’ordine: l’idea mi è apparsa da subito straordinaria. C’era solo la necessità di curare l’aspetto organizzativo, non facile da conciliare con le diverse esigenze. I ragazzi dello IED non potranno seguire MFP attraverso i circa 12.000 km previsti e così si decide una partecipazione da Cape Town fino a Luanda e poi Malanje, in modo che saranno tre le missioni cattoliche che potranno visitare (Nyangana e Ondjiva le altre due).
Il progetto di MFP 2018, contestualmente alla celebrazione del 15° anno di attività della Onlus, viene presentato ufficialmente il 14 di novembre presso la Scuola Superiore di Polizia, alla presenza di autorità laiche ed ecclesiastiche. Luogo speciale per un avvenimento speciale, presenti tutti gli amici che in qualche modo hanno contribuito a far vive questo grande sogno.
Ma la maratona della preparazione continua incessante, mancano ancora cose importanti da definire e mi giunge, poco inaspettata, la notizia che la nave container con a bordo i nostri mezzi non arriverà a Città del Capo prima del 18 di aprile. Per noi questo è un problema serio, infatti questi 5 giorni di ritardo sulla tabella stabilita grava inesorabilmente. Non possiamo partire il 14 di aprile, come da programma, in quanto la data di arrivo della nave rimane sempre presunta e poi si ripropone, come in ogni viaggio, l’incubo della dogana. La dogana, che viene sempre dopo “le mancate promesse”, sono un particolare che hanno affliggono le nostre missioni: fuori dall’Europa nulla è certo, le regole sono variabili e sono in funzione di chi incontri. Come sapere dopo quanti giorni ci lasceranno sdoganare i nostri due container? Preferiamo spostare la data della nostra partenza in aereo, almeno di equivalenti giorni 5 e contatto così la compagnia aerea. L’operatrice dell’Etiopia è molto gentile e disponibile e rassicura che è possibile spostare il volo con una piccola differenza. Questa info mi rasserena e passo alla modifica dell’itinerario, spostando di 5 giorni tutti gli appuntamenti. È venerdì pomeriggio quando ricevo una mail dal servizio dell’Etiopia Airlines che mi da le nuove tariffe: da circa 550 euro il nostro ticket è vertiginosamente salito a 1080 + 100 euro di gestione pratica. Altro che piccola differenza, un aumento di questo dimensione inciderebbe sulla cassa del gruppo per più di 7000 euro. Chiamo la gentile operatrice che addebita l’aumento allo slittamento di data che va ad accavallarsi con l’alta stagione. Alla prima perplessità se ne aggiunge una seconda: online il ticket oscilla con compagnie diverse e per quelle stesse date dai 500 ai 650 euro mentre Bert, allertato dalla mia comunicazione, compra un volo da Bruxelles a Cape Town, per gli stessi giorni e la stessa compagnia, a 480 euro. Aspettiamo lunedì per risolvere.
Ma da risolvere c’è poco, l’operatrice dell’Etiopia è spietata: il ticket scende ad 850 circa, sempre alto per le nostre possibilità, mentre online si compra sempre a 550. Così siamo costretti a perdere le 1400 euro di caparra, infatti la gentile operatrice non ci consente di far volare con la caparra data neanche una persona. Grazie, e pensare che la tariffa che ci avevano proposta era definita “missionaria”!!!!
Risolto il problema ticket aereo (perdendo la caparra e comprando online riusciamo a risparmiare più di mille euro rispetto alla tariffa “missionaria”) ci dedichiamo al rilascio dei visti da parte dell’ambasciata di Angola. Abbiamo ritirato i carnet e stipulato le polizze sanitarie. Acquistato i farmaci e gli ultimi adesivi sono stati stampati.
Nel frattempo sono arrivati i caschi della Caberg, stupendi, gli accessori Dainese e le ultime cose da OJ che quest’anno ha fornito le tute con un tessuto completamente rinnovato.
Gli ultimi giorni li dedichiamo a bonificare le somme previste alle missioni interessate, un totale di 8 che troveremo lungo il nostro itinerario, ed a perfezionare il bagaglio.
Sono importanti gli ultimi accordi con le rappresentanze diplomatiche che hanno già pianificato per noi incontri ma soprattutto ci hanno modificato alcuni tratti dell’itinerario previsto migliorandolo: va sottolineato il prezioso lavoro che svolgono e con quanta passione.
A 48 ore dalla partenza si confermano 18 persone (hanno confermato ieri Stefano e Debora) su 2 Iveco ed 11 moto.
Anche la preparazione di questa nuova avventure è stata molto faticosa, ma nonostante le “mancate promesse” siamo riusciti ancora una volta nel nostro intento.
A risentirci a Città del Capo.