Gli acari della Patagonia mi hanno tenuto compagnia per tutta la notte. Il cielo è minaccioso e scegliamo di indossare le giacche da pioggia. Il vento oggi è forte, ancora più di ieri, spero per noi che non raggiunga il picco massimo.
Siamo sulla Ruta 3, la nazionale che arriva fino ad Ushuaia e costeggia l’Atlantico. Una strada monotona, piatta, dove nel 2007 il nostro compagno di viaggio Aldo, a seguito di un colpo di sonno, è andato fuoristrada procurandosi delle brutte lesioni.
Facciamo molta attenzione, il vento ci scuote come fossimo foglie su un albero. Circa 100 km e siamo in frontiera con il Cile. Non abbiamo tanta gente prima di noi e ce la sbrighiamo in meno di due ore, ma non prima di aver passato il controllo doganale: ci vengono sequestrati aglio, limoni, pomodori e frutta, il Cile preserva in modo molto attento i loro prodotti da eventuali contaminazioni esterne.
Ci vogliono ancora 100 km per giungere allo stretto di Magellano dove un piccolo traghetto ci trasborderà sulla Terra del Fuoco. Il vento diventa ancora più invadente ed inizia a piovere. Ci stiamo avvicinando al punto di maggior pericolo, ossia dove il vento viaggia alla massima velocità. Questa parte di Patagonia è quasi al livello del mare e questo fa si che i venti, sia dall’Atlantico che dal Pacifico, attraversano tutto il territorio senza nessun ostacolo.
30 km di rettilineo per arrivare all’imbarcadero e, questa volta fortunati, saliamo sul traghetto senza attese. Il mare non è mosso ma ad occhio si nota una fortissima corrente che va da destra verso sinistra. Circa 10 euro il passaggio e in neanche mezz’ora siamo dall’altra parte. Pausa caffè davanti un all’ufficio comunale e proseguiamo la corsa fino alla seconda frontiera che ci consentirà di rientrare in Argentina. La Terra del Fuoco è stato argomento di contesa tra i due paesi e solo l’intervento del Papa nel 1978 ha evitato il peggio.
Vento fortissimo ma si riesce comunque a tenere la moto in carreggiata. Veloce pausa pranzo e di nuovo in frontiera. Timbri e firme a volontà e via verso Rio Grande sotto un violento acquazzone. Mancano solo 200 km per Ushuaia ma decidiamo di accettare l’ospitalità della polizia provinciale Terra del Fuoco presso la scuola cadetti. Una grande struttura in riva all’Oceano dove vengono formati ufficiali e sottufficiali. Siamo nella Terra del Fuoco, il posto più lontano dalla nostra casa ma incredibilmente affascinante. Vivere qui non è semplice, ci raccontano i colleghi mentre siamo a cena, le temperature l’inverno sono molto basse ed il vento ti taglia il viso. Si vive in maniera molto semplice e non ci sono moltissime distrazioni. Anche qui i giovano tendono ad abbandonare la loro terra alla ricerca di un futuro diverso. Il territorio è ricco di gas e petrolio ( e per questo sono agevolati nei prezzi al consumo) e di tanti altri minerali che rendono questo sottosuolo preziosissimo.