Si dorme ovunque quando si hanno ore ed ore di moto sulle spalle.
Luis il collaboratore del parroco ed elettromeccanico di professione, butta un occhio sulla mia moto e mi rassicura, troverà senz’altro il ricambio giusto. Nonostante è domenica chiama un suo amico che per l’occasione apre il suo “taller” e trova negli scaffali due bei cuscinetti 6204 da banco. Non ha il corteco parapolvere ma per il momento va bene così.
Con alcuni volontari della parrocchia andiamo a visitare il barrio 23, una specie di baraccopoli tristemente famosa perché 3 anni fa una pioggia torrenziale l’ha spazzata via cancellando molte abitazioni e strade. In questo posto c’è un importante insediamento di immigrati boliviani, onesti lavoratori che si dedicano soprattutto alla coltura degli ortaggi e all’edilizia. Chi è venuto qui ha potuto prendere un pezzo di terreno ed edificarci la propria casetta. Hanno dei servizi si, ma si vive al limite. Poco meglio il barrio 14 e 15, più strutturati ma sempre in un contesto disagiato. Suor Adele, una giovanissima missionaria ecuadoregna, si occupa di 35 bambini che non hanno sostegno familiare: li accoglie in un container sistemato alla meglio dove cerca di dargli una istruzione, del cibo e tanto tanto amore.
Prima di ripartire alla volta di Puerto Madryn salutiamo il Vescovo della città in una velocissima colazione. Marco nel frattempo ha sistemato la mia Africa e siamo di nuovo su strada. Usciamo da Comodoro molto lentamente, oggi è il natale della città ed hanno organizzato una maratona che blocca molte vie del centro.
Due rettilinei di circa 200 km sempre accompagnati dal vento e superiamo Trelew, la città più “arieggiata” della Patagonia: è proprio qui che si concentrano con la maggior forza i venti di…tutto il mondo. La strada, malmessa e con tanti desvio, taglia un parco eolico gigantesco. Le pale vanno al minimo, siamo senza dubbio ancora una volta fortunati.
Puerto Madryn ore 21. Ci accoglie padre André che ci sistema in un piccolo ritrovo parrocchiale.