Venerdì 27 sarà una lunga giornata di attesa.
Come leoni ci aggiriamo tra i freddi corridoi del seminario. Abbiamo revisionato il bagaglio almeno 100 volte, ma cos’altro abbiamo da fare. Contiamo le ore, i minuti…
Domattina la sveglia è prevista per le 3.30, appuntamento in aeroporto a El Alto alle 4.30.
Come previsto non c’è stato bisogno di nessuna sveglia, praticamente nessuno di noi ha dormito. Alle 4.30 siamo giù in strada e attendiamo Don Pablo che si è occupato del nostro trasferimento in aeroporto. A darci il buongiorno anche il nostro Ambasciatore.
Don Pablo si è fatto anche rilasciare dei permessi per circolare, il coprifuoco è sempre più serrato ed i militari sono ovunque. Abbiamo a disposizione due pick-up ed un pullmino scassatissimo. Carichiamo non senza difficoltà i nostri bagagli sui mezzi ed affrontiamo la salitona che ci porterà fuori da La Paz.
Il pullmino sale di prima e seconda, in alcuni tratti sembra addirittura fermarsi, ma per fortuna siamo molto in anticipo. Giungiamo dopo circa 40 minuti in un aeroporto semideserto.
Nella grande hall i turisti presenti sono divisi per nazionalità. Ci sono un gruppo di cinesi americani, noi italiani, belgi, olandesi ed un folto gruppo di francesi che arriverà con molto ritardo. Celestino è il solo spagnolo. Le procedure per l’imbarco sono lentissime e complesse. Partiamo senza carta d’imbarco, senza ticket, solo il nostro nome su un documento cartaceo che passa di mano in mano. Prima di accedere al gate ci viene misurata la temperatura corporea con uno scanner, il controllo dei documenti qui è diventato secondario.
Marco è il primo e riesce ad imbarcarsi. Io e Celestino dietro di lui, ma veniamo bloccati nel finger. Al momento non ci viene data nessuna spiegazione e vediamo il nostro aereo staccarsi dalla scaletta e partire. Un attimo di smarrimento…che succede??? Succede che l’aereo aveva superato il peso consentito a causa di un eccesso di bagagli ed hanno preferito far partire semivuoto il primo volo in attesa di un secondo che trasporterà solo passeggeri.
Dopo qualche minuto io, Celestino ed altre 5 persone veniamo fatti accomodare su un altro aeromobile. Per quasi trenta minuti siamo li, da soli, fino a quando, senza alcuna spiegazione, il personale di bordo ci invita a scendere di nuovo e veniamo convogliati in un area dove ritroviamo il resto della “compagnia”. Non sappiamo cosa pensare, rimaniamo in attesa per un’altra ora fino a quando dall’altoparlante ci invitano di nuovo a salire a bordo.
Questa volta ci siamo tutti, siamo pronti e l’aereo inizia a rullare sulla pista, ma poco prima del decollo il comandante avvisa che a causa di una emergenza sanitaria bisogna rientrare di nuovo in porto. Sembra un film, davvero, e cominciamo a guardarci intorno per cercare di individuare “l’emergenza”. Di nuovo attaccati al finger e vedo salire di corsa del personale sanitario che si porta nella parte posteriore dell’aereo. Solo in quel momento capisco che è stata una hostess ad avvertire un malore. Viene portata in carrozzina fuori dal velivolo: è piegata su se stessa ed ha lo sguardo sofferente, cosa avrà???
Per noi passeggeri lunga attesa senza alcuna informazione da parte del personale di bordo. Dopo circa un ora vediamo la stessa hostess rientrare in aereo accompagnata dai suoi colleghi: cammina a fatica fino a riprendere il suo posto in fondo al corridoio. L’aereo si porta di nuovo in pista e decolliamo, sono le 12.00.
Un ora e qualcosa di volo ed atterriamo a Santa Cruz. Avvertiamo subito il cambiamento di altitudine, siamo a 400 metri di altitudine contro i 4000 di La Paz, qui finalmente si respira. Anche questo aeroporto è semideserto, gli unici passeggeri siamo noi in attesa del volo di stato organizzato dai francesi che ci porterà a Parigi. Negozi chiusi, bar e ristoranti chiusi. Non abbiamo acqua, non abbiamo da mangiare e non sappiamo con esattezza tra quanto è previsto il volo: ci dicono le 17.00 ma sui nostri pezzi di carta c’è scritto le 21.00.
Ore di attesa fino a quando per “passa parola” capiamo che il volo partirà alle 17.00 e che non ci sono posti assegnati, chi prima sale meglio si accomoda!
Ressa all’imbarco e con Celestino (che, dimenticavo di dire, sono riuscito a farlo inserire nella lista italiana) riusciamo a conquistare due bei posti sul corridoio.